venerdì 13 dicembre 2013

La comparsa della vita sulla terra: l'esperimento di Miller-Urey

Stanley Miller
Molti di noi si saranno chiesti come sia comparsa la vita sul nostro pianeta. Negli anni 50 anche il biochimico statunitense Stanley Miller
(Oakland, 7 marzo 1930 – National City, 20 maggio 2007) e il suo docente Harold Clayton Urey (Walkerton, 29 aprile 1893 – La Jolla, 5 gennaio 1981), vincitore del premio nobel per la chimica nel 1934, si posero questa domanda e condussero un esperimento per dimostrare la teoria di Oparin e Haldane, i quali ipotizzavano che le condizioni della Terra primordiale avessero favorito reazioni chimiche conducenti alla formazione di composti organici a partire da componenti inorganiche. Infatti il loro esperimento rappresenta la prima dimostrazione che molecole organiche si possono formare spontaneamente, nelle giuste condizioni ambientali, a partire da sostanze inorganiche più semplici.
Schema esperimento di Miller-Urey

L'esperimento:

All’interno di una boccia di vetro, Urey e Miller misero
dell’acqua riscaldata che rappresentava gli oceani che evaporavano a causa delle alte temperature in un’altra boccia una miscela di idrogeno (H2), metano (CH4), ammoniaca (NH3) cioè tutti quei gas che si pensava potessero costituire l’atmosfera primordiale insieme al vapore acqueo (H2O) L’acqua calda, creava vapore che arrivava nel recipiente contenente la miscela di gas
attraverso un tubo. All’interno di quest’ultimo contenitore venivano generate scariche elettriche a 60.000 volt che dovevano riprodurre fenomeni temporaleschi frequenti e intensi all’epoca dell’origine della Terra. I gas prodotti da queste reazioni venivano, poi, condensati da un sistema di
raffreddamento. L’esperimento durò una settimana, alla fine della quale si osservò che nel recipiente dell’acqua si trovava un liquido rosso-arancio che conteneva molti composti, ma in particolare alcuni aminoacidi, cioè i precursori delle proteine che sono i componenti principali di ogni essere vivente.


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